La stagione della speranza
Questa approfondita narrazione delle Acli trevigiane dal dopoguerra ad oggi si prefigge due obiettivi fondamentali: ricostruire le fasi principali di un periodo storico, interpretato soprattutto sulla base del patrimonio di idee che l’hanno ispirato e confrontare quel patrimonio con le tensioni ideali, le involuzioni, i pericoli e le speranze della società, non solo trevigiana e veneta, dei nostri giorni.
AUTORE: Armando Ervas
Questa approfondita narrazione delle Acli trevigiane dal dopoguerra ad oggi si prefigge due obiettivi fondamentali: ricostruire le fasi principali di un periodo storico, interpretato soprattutto sulla base del patrimonio di idee che l’hanno ispirato e confrontare quel patrimonio con le tensioni ideali, le involuzioni, i pericoli e le speranze della società, non solo trevigiana e veneta, dei nostri giorni.
Il percorso narrativo, visto soprattutto dall’interno dell’esperienza aclista da chi l’ha vissuta per lungo tempo, e costantemente filtrato dalla prospettiva teoretica e storico-politica dell’autore, è caricata da una certa partecipazione emotiva inevitabile da chi è, nel contempo, narratore e protagonista.
Se ciò dà vivacità espressiva al racconto può insinuare qualche sospetto di parzialità.
D’altra parte, se la storiografia è ultimamente, come sostiene l’ermeneutica contemporanea, interpretazione, mediante la quale lo storico interpreta, oltre che i fatti anche se stesso, arricchendo così l’interpretazione storica futura, l’elemento soggettivo del racconto storico va assunto con atteggiamento positivo, anche se costantemente critico, dal lettore, chiamato a sua volta a reinterpretare il tutto.
A dare comunque il doveroso rilievo all’oggettività dei fatti interviene una ricca appendice di documenti e di valutazioni critiche che, a suo tempo, hanno accompagnato i vari avvenimenti.
In un’epoca come la nostra, segnata da un riscoperto protagonismo della società civile, e delle sue libere aggregazioni, nei confronti delle grandi forze omologanti, sul piano mondiale, dell’economia, della tecnica e della superficialità mediatica, questa storia di quanto le Acli trevigiane, insieme a quelle nazionali, hanno fatto e continuano a fare per dare un’anima etica ed umanistica a quel protagonismo, al fine di sottrarlo, oltre che all’omologazione dei potentati, anche alle chiusure del corporativismo e del localismo, può assumere un rilievo significativo.