Me paréva 'pena jèri

Me paréva 'pena jèri

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In questa nuova raccolta di poesie, Emilio Gallina ritorna ancora una volta su temi a lui cari: la Marca Trevigiana già cantata nelle precedenti raccolte: ’A me tèra, ’a me zénte e Scondicùco, fermando, come in una retrospettiva, immagini di armoniose pianure e colline, di centri urbani di antica storia e radicate tradizioni di fede e cultura.

Autore: Emilio Gallina

 

In questa nuova raccolta di poesie, Emilio Gallina ritorna ancora una volta su temi a lui cari: la Marca Trevigiana già cantata nelle precedenti raccolte: ’A me tèra, ’a me zénte e Scondicùco, fermando, come in una retrospettiva, immagini di armoniose pianure e colline, di centri urbani di antica storia e radicate tradizioni di fede e cultura. E ancora la città. La “Urbis picta” amata dall’autore di un amore viscerale, con i suoi personaggi rappresentativi di un mondo culturale ed umano irripetibili, con i suoi angoli di urbana originale bellezza che incantano i “foresti”, con le sue botteghe, le sue osterie, i suoi luoghi e gli ambienti storici cari alla tradizione trevigiana. Né manca in Me pareva pena ieri il tema del tempo che inesorabilmente passa, (Moto perpetuo, Come e ròde dea bici, El palassón dea meridiana…) tanto che Emanuele Bellò nella sua introduzione porrebbe come sottotitolo alla raccolta “Fugit irreparabile tempus”, ovvero l‘ineluttabile realtà dell’avventura del nascere e del vivere. E ancora il tema della fede nelle mutate discutibili mode dell’oggi (La canpàna cèa, El gregoriàn, Un Cristo picà sul muro…). Il tutto cantato in versi che ben si inseriscono nella scrittura poetica vernacolare trevigiana rappresentata da poeti quali Ernesto Calzavara, Gino Tommaselli, Andrea Cason, Alberto Albanese Senior ma con un’assoluta propria originalità nell’uso nel mezzo espressivo dialettale.

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